Friday 22 July 2011

Tanto di Cappello

Mai come ieri e' stato piu' frustrante per me il non avere una macchina fotografica.
E' estate, e in Inghilterra significa che comunque piove e fa fre-schi-no in paragone ai 40 gradi romani, ma significa anche che le compagnie organizzano feste aziendali per la delizia degli impiegati.
Se poi, come me, capita che lavori per un molto celebrato artista Inglese con la passione per le feste in grande stile, esce fuori una giornata come quella di ieri.

Dato che non posseggo immagini o particolari di immagini, provero' a pensare fuori dalla scatola e a darmi alla descrizione, stara' a voi riempire gli spazi vuoti con la vostra immaginazione.

In barba al tempo, che devo dire ci ha graziati, la festa si e' svolta all'aperto, fuori Londra, in una proprieta' che conta ettari che la sottoscritta non e' in grado di quantificare, ed ha una chiesa sconsacrata che si erge nel suo centro. Gia' questo dovrebbe dare un indizio su chi mai possa essere questo artista. Hum.
La chiesa, nonostante sia completamente impacchettata da impalcature e teli grigi, e' di inconfondibile stile gotico. Le sue pareti sembrano delicate e friabili come quelle dei castelli di sabbia, il colore giallo poco acceso. La parte interna resa accessibile presenta candelabri accesi, antiche vetrate dipinte che occupano un quadrilatero centrale, pavimento sobrio con un inamovibile strato di polvere sabbiosa sopra, e stanze con vari tipi di intrattenimento, dal biliardino alla pista delle macchinette a un muro digitale per graffiti virtuali. Si notano le tracce dell'uso che di queste stanze si e' probabilmente fatto secoli fa: la biblioteca, il refettorio, il parlatorio. Fuori all'aperto c'e' un vero street artist, un writer, intento a spruzzare colore sapientemente su un pannello nero. Un altro pannello nero e' messo a disposizione degli ospiti.
I colori e i disegni di quest'ultimo si fanno decisamente la guerra tra loro. Ognuno lascia la sua traccia, che viene prontamente cancellata dalla persona successiva. Caos versus ordine.

Nel cortile principale c'e' un banchetto luculliano e la fila per prendere il cibo da varie stazioni: ovviamente la piu' gettonata e' quella Italiana, con salami, prosciutti, gloriose insalate, manzo e gamberoni alla piastra. Due giri di giostra, nel senso che ti riempi il piatto due volte, e gia' non ce la fai piu'. Tra samosa indiane e panzanella snaturata, sei pronta ad innaffiare il tutto per benino con Pimm's e prosecco. A proposito di giostre, dopo due scalinate che uniscono i terrazzamenti del prato c'e' un vero e proprio luna park: attrazioni spaccapolmoni e azzeravoce, zucchero filato, gelati, bancarelle che offrono premi in cambio di un centro, lettura dei Tarocchi, tiro al piattello con fucili al laser, macchinette a scontro. Sullo sfondo del paesaggio, chiesetta con cimitero annesso che non fa parte della tenuta.
Hai il tuo bel da fare per imparare i nomi delle attrazioni in Inglese, e a tutt'oggi ancora non li hai capiti o non te li ricordi. Ad esempio, le macchinette a scontro sono i "Dodgems".
Una giostra in particolare, con seggiolini a grappoli che roteavano fino all'inverosimile, era stata soprannominata "The Spider". Una tua collega ci ha non troppo felicemente lasciato meta' del pranzo e svariati cocktails, mentre a te, devi ammettere, ha fatto digerire.
Non essere una gran bevitrice ha sempre avuto i suoi vantaggi.
Continui a chiamare una giostra "The Ball", riferendoti a una malefica sfera metallica che veniva lanciata in aria con te dentro a 30 metri di altezza per mezzo di elastici, e continuava a sballonzolare su e giu' con un numero non ben identificato di giri su se stessa, e nessuno capisce.
Quello, in effetti, era un "Inverted Bungee Jumping".
Non capita tutti i giorni di poter provare quello che prova la pallina del flipper. Come non capita tutti i giorni di imbracciare un fucile che pesa un accidenti, ma spara proiettili digitali.

Strillare a pieni polmoni mentre vieni catapultata in aria e a testa in giu' e' un qualcosa che avevi forse dimenticato. Nonostante il troppo alcool gratuito in circolazione, quel tipo di giramento di testa e' qualcosa di meglio: adrenalina.
Alzi le braccia al vento, felice, e ti ricordi che uno dei tuoi piu' grandi desideri e' volare.
Ti ricordi anche che, quando la barra di sicurezza che ti regge al seggiolino si muove proprio mentre stai a testa in giu', quando eri una ragazzina tendenzialmente la ignoravi.
Adesso da brava donna matura pensi: "Oddio ti prego non farmi volare per davvero che non so atterrare!" Da spericolata a leggermente fifona, roba che se il bungee jumping non era "inverted", probabilmente col cavolo che ci salivi.

Bolle di sapone fluttuano a mezz'aria, alcune gigantesche.
Artiste del colore lavabile dipingono le facce di bambini e adulti.
Si vedono saette, fiori, Spiderman, mostri, fate e glitter.
Il padrone di casa e' in giro, indossa un berretto arancione e scarpe dello stesso colore del berretto.
Saluta gente, scambia grossi abbracci. Gran bella festa.
Il tiro alla fune: tirare con tutte le tue forze con altre dieci persone e scoprire che, nonostante il puntare i piedi e gli urli di guerra, non ce la fai. Tugs of war.

E la pioggerella che per almeno venti minuti viene a bagnare il prato verde, perfettamente falciato, martoriato da forse un centinaio di piedi, e che manda il classico odore dolciastro dell'erba. Qualcuno distribuisce impermeabili di plastica, sempre offerti dalla casa. Qualcun altro decide che e' il momento ideale per un tuffo in piscina dove gia' nuotano delfini di plastica e ciambelle rosa.
L'aria e' tiepida e la pioggia non interrompe nulla: fa fare una pausa prima dell'apertura delle danze.
Sei appena stata in bagno e sei sicura al 90% che quelli del loculo accanto stavano facendo roba.
Hai visto il direttore della Tate che gironzola da solo e hai una mezza idea di andargli a ricordare che ti ha visto una volta durante una conferenza alla Whitechapel Gallery. Quando hai raccolto il coraggio, lo vedi incollato al Blackberry che non alza piu' gli occhi. Decidi di aspettare e quando ti giri nuovamente e' sparito. Tipico.

E infine ballare al suono del rock, twist and shout, ritrovarti schiena a schiena con gente che non conosci facendo finta di andare sott'acqua, fare la mossa del can-can, vedere la tua serissima manager ubriaca come una cucuzza che cerca di mantenere un poco di dignita' e accenna qualche passetto di danza senza mollare mai il bicchiere mezzo vuoto.
E saltare, accompagnare agli urli di prima i canti di ora.
Abbracciare l'uomo che ami, che per fortuna e' tuo marito e se la sta divertendo pure lui. Gli sei infinitamente grata perche' ha acconsentito a salire con te sulla "palla malefica" e ci ha quasi rimesso il suo equilibrio psico-fisico.

Infine, un pullman, anzi due, verso casa.
E prima di ripartire, le corse in un campo di quei fili d'erba alti che si mettono in bocca, con il sole che finalmente fa capolino. Non hai mai capito perche' fa tanto contadino mettersi cotali fili d'erba in bocca e ruminare, ma sorridi pensando che tutto il mondo e' paese.
Sparire nell'erba alta buttandosi per terra, rotolare lasciando tracce.
Un bacio rubato all'ombra degli steli.
Il prurito che ti rimane sulle braccia e le ultime foto con le colleghe allegrotte, quelle che non ti spieghi come fanno a stare ancora in piedi. Una e' Danese, l'altra Australiana.
Questo per smentire i luoghi comuni sugli Inglesi.
Sul pullman la festa continua, si fanno le gare virtuali con il pullman compagno e ogni volta che ci si supera volano gestacci, urla, sederi all'aria spalmati sui vetri.
Roba che una cosa del genere non te la ricordi nemmeno in gita scolastica.
Radio a tutto volume e scopri che, se pensavi di non sapere le parole di una canzone perche' non sei madrelingua Inglese, non sei la sola.
Un'altra dura prova per le tue corde vocali martoriate.

Insomma, una giornata cosi.
Che ti fa pensare che si, se ne possono dire tante sugli Inglesi, ma per i festoni distruttivi ben riusciti bisogna proprio lasciarli perdere.
Tanto di cappello.

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