Sunday 6 March 2011

Il Vecchio Maglione

Ethel felt strange in the old house. She had imagined it would be comfortably familiar, like a pair of boots that have taken the shape of the feet that have worn them for years. But in fact she was vaguely uneasy. It seemed more like the home of familiar old neighbours (...) She did not feel that this was her place.
Ken Follett, Fall of Giants,
London: Macmillian 2010, p. 437



Come riescono a cogliere nel segno, i grandi scrittori.
Ci sono enormi cambiamenti nella vita di ognuno di noi, ma spesso non se ne coglie la grande portata che a poco a poco. Quando uno si sposa sa che deve andare via dalla casa in cui e' cresciuto, ma forse non si aspetta la tempesta di sentimenti che lo accolgono ogni volta che vi fa ritorno. Se poi, come me, ti sei trasferita all'estero subito dopo il matrimonio, perfino la città in cui sei nata fa lo stesso effetto, e a volte l'anima si contorce nel balletto delle definizioni, di cosa chiamare casa.

Proprio l'estate scorsa, mentre guidavo di nuovo la macchina sulla Cristoforo Colombo (un'azione così familiare da cancellare in un momento tutta la mia vita parallela nella Perfida Albione), mi e' venuta in mente la metafora del vecchio maglione. Ken Follett, uno dei miei scrittori preferiti, ha scelto di spiegare un sentimento di confortevole familiarità con una scarpa vecchia che prende la forma del piede che l'ha portata; io, in risposta a chi mi chiedeva che effetto mi faceva tornare a casa, ho detto che Roma mi dava l'idea di un vecchio maglione che hai portato per anni e anni e poi hai chiuso in un armadio, totalmente incapace di buttarlo via; ancora bello perché pieno di ricordi, ma fuori moda, diverso da cosa si e' diventati. Un indumento che e' stato e sempre sarà parte di te ma non ti rappresenta più.

Credo che tutto questo riguardi il crescere, in generale. Una cosa di cui spesso si ha paura, perché quando si abbandona ciò che e' familiare ci si ritrova da soli a contare sulle proprie forze, e devo ammettere che non sempre si ha la voglia. 
Il tornare in questi luoghi fa bene al cuore e allo stesso tempo stordisce, fa fare il punto della situazione, tira dentro paragoni e alla fine ti lascia un po' svuotata; quando invece ti ritrovi nella terra in cui hai scelto di vivere, che sia momentaneamente o forse no, si riscivola nella routine e lentamente si crede di dimenticare.

2 comments:

  1. Intanto un plauso per la sezione "IN ITALIANO", che mi permette di seguirti più facilmente senza dover rispolverare il vocabolario di inglese per tutte le parole che non capisco. Per quanto riguarda il post in se per se: sono convinto che, nella propria vita, bisogna avere una base anche quando si è girovaghi. Un posto da chiamare "casa". Uno di quei posti dove sa idi poter sempre tornare e trovare molte delle cose che ricordi esattamente come le avevi lasciate. Di trovarne altre leggermente cambiate, e di scoprirne nuove che permettono di rendere la tua "casa" ancora più affascinante. Mamma Roma, per me, è una base perfetta. Io sono sempre stato una di quelle persone ancorato alla mia città, ma negli ultimi anni sono cambiato parecchio e un pensierino a lasciarla, ogni tanto, lo faccio pure io. Immagino non debba essere facile però. Quindi ti capisco benissimo e ti dico: sarà fuori moda, ma almeno dentro casa tua quel "maglione" è comodo e su può portare tranquillamente ;)

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  2. Emozioneeee! Un commento!
    Wow, sono quasi commossa...grazie Dani! Ed e' vero, sai che cio' che hai lasciato sara' sempre li ad aspettarti se vorrai tornare, ma allo stesso tempo non vuoi pensarci troppo se no ti prende un po' male...it's complicated.

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